I fondatori della MVM
LA NOSTRA STORIA
La fondazione dell'azienda, risale ben al 1997 quando sia Dario Vezzosi che Agostino Moneti decidono di mettersi in proprio, aprendo da soli quella che oggi è la fiorente realtà della MVM di Moneti & Vezzosi S.r.l.,
chi erano quei due:
Agostino fin dai tempi della leva militare nel 1989 acquisiva importanti capacità di programmazione riguardo ai primi torni a controllo numerico, infatti stimolato dall'acquisto di un nuovo tornio da parte del suo allora datore di lavoro, studiava in tutti quei lassi di tempo disponibili che gli si presentavano nell'ambito della prestazione del servizio, sperando, e riuscendo così a prepararsi per quando questo sia giunto al termine.

Al suo rientro nella piccola azienda che lo vedeva come primo operatore, dette merito a tutto quello che aveva appreso dai suoi studi nell'ambito della programmazione dei CNC e del linguaggio ISO, l'evoluzione fu rapida e soddisfacente per il suo datore di lavoro, dato il fatto che dopo poco gli fu affiancato Dario, che, pur giovane e non con meno capacità del primo, apprese al volo tutte quelle istruzioni che gli sono servite ad una formazione al quanto professionale.
Nei dieci anni successivi, l'azienda nel quale lavoravano entrambi crebbe a vista d'occhio, dati i tempi proficui e la poca concorrenza in quel settore che continuava a evolversi a dismisura, ma grazie anche alle capacità di quei due ragazzi che nutrivano di elevate capacità, e che promossi a capi reparto, seppero istruire altri ragazzi che venivano assunti.
Per tornare alla fondazione:
nell'allora 1997 sia Agostino che Dario, aspettando da tempo un'adeguata valorizzazione del loro operato in quell'azienda, dato che sia a livello produttivo che nella gestione dei macchinari, erano totalmente autonomi, questa non veniva, decisero anche se con un po' di paure, come si avviene a chi s'inoltra nell'imprenditoria per la prima volta, di mettersi in proprio, acquistarono così il primo tornio a controllo numerico, usato s'intende, e a rate, oltre a quelle macchine tradizionali, quali tornio parallelo, fresa d'attrezzisti, sega etc. etc., collocandoli in un capannone di c.a. 250 mq., che fortunatamente ne era proprietario il padre di Dario, questo dava un po' più coraggio per intraprendere la nuova avventura.
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